
con la stoffa di re Salomone e l'occhio rapido dello scugnizzo
Katya Koren'
post pubblicato in diario, il 1 giugno 2011
Katya Koren' da oggi è una pagina facebook. Eccola
http://www.facebook.com/profile.php?id=100002441753816

Ekaterina
Koren' fino a ieri era solo una ragazzina, carina e forse un po' vanitosa come
tante della sua età, di quelle che amano indossare abiti alla moda sognando a
occhi aperti una vita meno grigia di quella dei propri genitori: magari un
futuro da attrici, da top model, o chissà che altro. A 19 anni tutto è
possibile. Anche a Simferopoli, in Crimea.
Ed è possibile pure che il
proprio corpo venga poi ritrovato sfigurato e privo di vita, proprio perché si è
osato sognare. Katya Koren era bella, abbastanza da aggiudicarsi il 7° posto in
una selezione di bellezza per Miss Ucraina. Ma poi è spuntato il lupo,
sottoforma di amico di scuola che, offrendole un passaggio su di una vecchia
motocicletta, invece di portarla a casa l'ha portata nel bosco e l'ha
massacrata.
Bilal Gaziyev si chiama il suo carnefice, un ragazzo di 16
anni, adottato all'età di due mesi da una coppia agiata di genitori, lui
musulmano e lei cristiana. Bilal passa molto tempo al computer ed è forse lì che
s'indottrina del male di cui il web è zeppo. E farnetica sull'islam
integralista.
Bilal dice ai poliziotti di aver agito per fini nobili
applicando la Sharìa, la legge islamica che punisce con la lapidazione le donne
che espongono la bellezza del proprio corpo. E infatti sul corpo della povera
Katya sono evidenti i segni delle pietre, di cui una molto pesante deve averle
spezzato il collo.
Ibrahim Pazelovich, padre di Bilal, esclude
categoricamente ogni implicazione a sfondo religioso nell'omicidio, sostenendo
che suo figlio non è un fanatico. Di tutt'altro avviso è sua moglie Biljana,
cristiana ortodossa, che non ci sta a coprire le responsabilità della fede che i
due uomini di casa condividono e che da alcuni anni viene imposta anche alla
figlia minore.
«Mio figlio -racconta il padre- come ogni mussulmano è
stato circonciso; però a 6 anni è stato battezzato come ha chiesto sua madre,
cristiana ortodossa. Così è libero di abbracciare la fede che vorrà quando sarà
grande.»
Di sua figlia di 8 anni, invece, dice che dovrà mantenere la
tradizione musulmana, per questa ragione è costretta frequentare la scuola
islamica.
In ogni modo, il capo della milizia della Crimea Sergei
Reznikov tende a minimizzare, escludendo ogni movente religioso o etnico, e
ascrivendo il fatto a un comune reato di tentata violenza sessuale. Del medesimo
avviso è Olga Kondrashov, portavoce della polizia di Crimea. Medzhdisa Mustafa
Dzhemilev, capo religioso della minoranza tartara della regione, sostiene che
Bilal non s'è mai recato in moschea in vita sua.
«La polizia ha raccolto
prove per condannare ad almeno 8 anni di prigione Bilal. -come riferisce Larissa
Petrovna, madre dalla ragazzina uccisa- La famiglia dell'assassino di mia figlia
ha messo in vendita la casa, ho visto di recente l'annuncio sul giornale locale.
Secondo me sperano che loro figlio sia rilasciato, per poi abbandonare di corsa
il paese. Mi è stato detto che potrei avvalermi di un risarcimento morale in
denaro, ma nessuno potrà mai restituirmi la mia
bambina!» fonti: Gazeta.ua Politikantrop V Gorode KyivPost.ua NEWSru.co.il
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